Ti propongo oggi un’altra storiella: “Il centro di salvataggio”
L’unica premessa che mi va di darti, è che ho scelto questa storiella, avendo in mente una chiave spirituale di lettura, dove i naufraghi, sono i naufraghi nella vita nel proprio percorso animico, e non certo quelli che vengono in Italia o in qualsivoglia altro paese.
“Lungo una costa rocciosa,
in un punto in cui i naufragi erano piuttosto frequenti,
sorgeva un tempo un piccolo e sgangherato centro di salvataggio,
costituito da un capanno e una sola barca.
A gestirlo c’erano poche persone, ma molto attente,
le quali sorvegliavano costantemente il mare e,
senza troppo riguardo per la propria incolumità,
erano pronti a sfidare coraggiosamente
la tempesta al primo segnale di pericolo.
Molte vite erano state salvate in questo modo e
il centro divenne famoso.
A mano a mano che la fama aumentava,
la gente della zona insistette per offrire
la propria collaborazione a un opera tanto preziosa.
Essi donarono tempo e denaro,
tanto che il numero degli iscritti aumentò,
furono acquistate nuove barche e istruiti altri equipaggi.
La capanna stessa fu sostituita da un edificio confortevole,
in grado di provvedere alle necessità di coloro che venivano salvati e,
com’è prevedibile, dato che non tutti i giorni avviene un naufragio,
esso divenne un ritrovo popolare,
una specie di circolo sociale.
Col passare del tempo, i soci furono sempre più occupati
con le attività ricreative,
e sempre meno interessati alle operazioni di salvataggio,
anche se sugli stemmi che portavano spiccava il motto originale.
In realtà quando qualcuno veniva effettivamente salvato,
era una gran seccatura,
perché si trattava di gente sporca e malridotta,
che insudiciava i mobili e i tappeti.
Ben presto le attività sociali del club divennero così numerose
e quelle di salvataggio così scarse che durante una riunione
ci fu una levata di scudi da parte di alcuni,
i quali insistevano affinché si ritornasse
allo scopo originale del centro.
La proposta fu messa ai voti e gli agitatori,
che si rivelarono una piccola minoranza,
furono invitati ad andarsene dal club e a crearne uno nuovo.
Ed è proprio quello che essi fecero,
un po’ più avanti, lungo la costa,
con tanto altruismo e ardimento che, dopo poco,
il loro eroismo li rese famosi.
Arrivarono così nuovi collaboratori e la baracca fu ristrutturata…
e il loro idealismo smorzato.
Se vi capita di passare da quelle parti,
troverete tutta una serie di circoli esclusivi
disseminati lungo la costa.
Ciascuno di essi è giustamente fiero
delle sue origini e delle sue tradizioni.
Da quelle parti avvengono ancora i naufragi,
ma nessuno ci bada.”
Tratta da: “La preghiera della rana”, di A. De Mello, Ed. Paoline
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