“Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.”
(Vangelo, Mat 7,1-7,2)
Quello davanti a te ci sta mettendo molto tempo, troppo per i tuoi gusti. Comincia a nascere un pensiero che però accetti, lo fai tuo. E’ un giudizio sul tizio davanti a te.
Trovata conferma “dalla platea” ti fai ancora più coraggio, senti ancora di più di essere nel giusto (“beh…sono d’accordo anche gli altri! E’ giusto che io mi incazzi in questa situazione!”) . Lasci a questo punto che il tuo giudizio interiore cresca ulteriormente giustificando ancora con più determinazione il tuo disappunto, la tua INsofferenza e senti che ora sei pronto, ora ce la puoi fare, ora che credi di aver dribblato anche tutti gli eventuali futuri giudizi di chi ti sta dietro (sarebbero stati veramente i loro?), sai che sono con te, dalla tua parte! Si, ce la fai, decidi di rivolgerti direttamente alla persona interessata e gliene dici 4 sulla faccia, proprio da uomo con le palle! (O da donna con le palle…hmm…non dev’essere un grande spettacolo una donna con le palle…si lo so, sto giudicando…forse). Dopo avergliene dette 4 come Cristo comanda (?!!?!?) (oooooohhh!), tocca finalmente a te.
E’ il tuo turno. Il pc dell’operatore si blocca per qualche curioso motivo. Poteva capitare a tutti, ma è capitato proprio a te, proprio durante il tuo turno, proprio in quel momento!
Quelli dietro di te sono a un metro di distanza, dietro la linea gialla. Non sanno che tu ci stai mettendo così tanto a causa del pc dell’operatore che si è andato a bloccare proprio in quel fatale istante!
Lo senti, comincia a salire ancora una volta: è il giudizio ancora una volta e non gliene frega niente che questa volta ci sei tu sotto tiro! Non sente niente se non la legge (e che non si dica che non sente legge!). Comincia a ripeterti tutte quelle parole che ti ripetevi quando lo giustificavi!
Ma tu sai che non è il tuo caso questo, tu sai che non ci stai mettendo troppo perché sei un deficiente, perché sei un imbranato, perché sei…”bla bla bla“…tu sai che il caso tuo è diverso, eppure…qualcosa dentro di te non lo sa o non gliene frega niente e parla dentro la tua testa ripetendoti tutto ciò che stavi dicendo prima! Allora devi spiegare tutto, devi spiegare a quelli dietro di te che non è così, che non è il tuo caso! Potresti a questo punto prendertela con l’operatore! E’ un deficiente pure lui sicuramente! Un imbranato! Un…”bla bla bla“! (Ma quanti “bla bla bla” ti ritrovi intorno nella tua vita? Tutti a te eh?)
Non importa se dietro di te ci siano Gesù, Buddha e San Francesco, tutti pacificamente e beatamente in attesa, a un certo punto non resistendo più al disagio e all’INsofferenza sentirai l’esigenza di girarti verso di loro per giustificare ancora una volta il tutto, per spiegare, per far capire che tu non sei “come quello di prima” (com’era quello di prima poi, nessuno l’ha mai saputo!). Ma chi ti stava realmente giudicando? Chi è che ti rivolgeva gli stessi pensieri che tu rivolgevi a “quello di prima” o a tutti i “quelli di prima” che ti sono capitati nella tua vita? Gesù? Buddha? Oppure era San Francesco?
In questo caso è giusto non giudicare, per carità… ma non vale questa regola sempre… io giudico ad esempio una situazione se è ok o meno per me, giudico migliore un prodotto rispetto ad un altro e via discorrendo. Diciamo che invece non va bene giudicare il prossimo essendo tutti unici… e non conoscendo le vite e vicissitudini altrui.
Il discernimento infatti è un’ottima qualità Annica, grazie per la tua condivisione.
Michele