“Dottore, dottore! Ma cos’ho?? Se mi tocco la spalla, mi fa male, se mi tocco la testa, mi fa male, se mi tocco la gamba, mi fa male, se mi tocco l’addome, mi fa male, cosa potrei avere???”
“Ma non è che hai il dito rotto???”
Divertente vero? Fa ridere ed è surreale ed è proprio questo il bello. Sembra assurdo che una persona che abbia il dito rotto non si renda conto di cosa è che non va, e tutto ciò che è in grado di fare, è solo di percepire il dolore senza capire da dove esso proviene. E quando arriva la risposta del dottore, si ride, istantaneamente si immagina la scena con la sua assurdità.
Questa breve barzelletta è una tra le mie preferite del genere “dottore dottore!”. Sembra assurda, eppure descrive esattamente la situazione di vita di tantissime persone, di davvero molte, più di quante se ne possano immaginare…
Sono coloro che guardandosi intorno, vedono solo merda, tutto ciò che vedono è a parer loro, qualcosa che le faccia soffrire. Continuano ad attaccare il mondo accusandolo di essere sbagliato, malato o chissà cosa, credendo che il loro odio, il loro malessere o disgusto, sia solo la più naturale conseguenza di tutto ciò. La verità è che il proprio malessere ne è la causa e non la conseguenza. Il mondo “è malato” perché tu sei malato e non viceversa.
C’è chi se la prende con il partner, chi con la suocera, chi con gli amici, chi con i genitori, chi con i figli, chi con il vicino di casa, chi con i politici, chi con i poteri occulti, ognuno ha il suo bersaglio quotidiano preferito, pensa che c’è persino chi se la prende con il tempo!
“Tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro: sono corrotte la loro mente e la loro coscienza.”
San Paolo in Tito, 1.16
Ci sono persone che vedono merda ovunque si girano, senza mai essersi neanche vagamente insospettiti che la merda, fosse nei loro occhi, e per essere arrivata a traboccargli dagli occhi, capite che dentro ve ne deve essere davvero tanta in questi casi. Di persone così, non ve ne sono troppe, ma ci sono. Ci sono poi persone, che nello stesso mondo, sempre qui, non su Marte, vedono alcune cose belle e altre brutte e ci sono poi altre persone, rarissime, sempre nello stesso pianeta Terra, in grado di vedere la bellezza ovunque i loro occhi si posino. La bellezza infatti, non è una qualità intrinseca delle cose, non è una qualità intrinseca nella creazione, la bellezza sta (o non sta) in colui che guarda ed è una qualità che si sviluppa.
Cosa accade tipicamente nella vita. Accade che ti porti dentro della sofferenza, per lo più latente, e questa sofferenza di tanto in tanto emerge, si intensifica, comincia a farsi viva, si fa sentire e a quel punto, la proietti da qualche parte, senza troppi problemi, senza troppo analizzare, senza renderti conto che la sofferenza non è fuori, ma è dentro, senza renderti conto che la sofferenza sta proprio in “quel dito puntato” una volta “sulla spalla”, una volta “sulla testa”, una volta “sulla gamba” etc. quando invece è proprio “quel dito” che ha qualcosa che non va, che è dolorante, malato, è “quel dito” che va guarito e non tutto ciò che da esso viene toccato. E se il dito è dolorante, è sul dito che bisogna fare qualcosa, è il dito che bisogna guarire, perché se anche arrivasse un Gesù a “guarire” tutto il “mondo” tranne “il dito”, nulla cambierebbe, un mondo guarito e sano, non sarebbe davvero di alcuna utilità ai fini del dolore di colui al quale il dito rotto appartiene. Lui, ovunque toccasse, che fosse la sua testa, un albero o un fiore, soffrirebbe, perfino in un paradiso terrestre! Eppure, è pieno di gente che vorrebbe cambiare il mondo per non sentire più il dolore al dito, senza voler però cambiare la benché minima cosa nel dito, reputando il proprio dito, l’unica cosa perfetta di questo mondo.
Non sto dicendo che la sofferenza che in noi emerge, emerga in maniera totalmente scorrelata dagli eventi esterni, perché così non è. Sto dicendo qualcosa di diverso. Sto dicendo che se soffri, c’è qualcosa che non va in te, se soffri, l’unica cosa certa è che tu hai un problema, in te c’è qualcosa che non va, qualcosa da cambiare, non nel mondo esterno. Si soffre solo se non si ha ancora un cuore totalmente aperto e pieno d’amore che ci inonda completamente, solo se non si è pieni dentro, solo in questo caso si possono sentire vuoti o mancanze e questi vuoti o mancanze non si colmano né con il sesso, né con il cibo, con i soldi, né con un partner affianco che vi ama, né con qualsivoglia altro piacere materiale, perché questo vuoto non è materiale, è di un’altra natura e con materiale di altra natura deve essere colmato. Quel vuoto dentro, è un vuoto dove l’amore ancora non è penetrato, dove c’è ancora oscurità.
“È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.”
Gesù in Luca 7,34
E in questi casi, se anche il mondo intero vi amasse, non solo il vostro partner, i vostri genitori e i vostri amici, ma il mondo intero…voi, non percepireste nulla, perché l’amore lo si percepisce solo in funzione del proprio cuore aperto, e non in funzione del cuore aperto degli altri. Se anche venisse Gesù a cena da voi, con il suo cuore aperto, vedreste un mangione e un beone a scrocco e non un Uomo dall’amore incondizionato.
Con tutto il rispetto per il grande maestro Iyengar, questa foto ci sta a pennello qui!
E’ sorprendente che ci siano persone che dopo anni e anni di preghiera e di messa alla domenica o di pratiche new-age di ogni tipo, di ore a testa in giù nella posizione del loto o nelle posizioni più assurde, ancora non si sono accorte che se soffrono perché la pioggia gli ha costretto a rinviare il pic-nic, questo non ha nulla a che fare con la pioggia o con Dio, ma con se stessi! La sofferenza infatti, non è affatto contenuta nella pioggia, le gocce di pioggia sono d’acqua, non sono composte d’acqua e sofferenza! E così come l’acqua della pioggia, nessuna situazione esterna a voi contiene sofferenza in sé, la sofferenza è in voi e nella vostra reazione a ciò che vi accade! Vi dico questo perché vedo parlando con la gente, cattolici, testimoni di Geova, insegnanti di yoga, amici, parenti etc., che quasi nessuno si è accorto di ciò! Si dà sempre la colpa della propria sofferenza a qualcosa di esterno. Io stesso non avevo capito quanto vi sto dicendo anche dopo anni di ricerca della Verità e di pratiche di ogni tipo. E credo anche di averle lette queste cose in qualche libro (pochissimi sicuramente), ma non le vedevo, non le sentivo, non le avevo davvero comprese a fondo. Lì per lì sembrava tutto bello, chiaro, ma nella realtà dei fatti non ero rimasto scosso nel profondo, non era scattato qualcosa, la vera comprensione. Infatti, chiuso il libro, passata qualche ora, tornavo alla mia vita e visione del mondo…o sarebbe meglio dire, mancanza di visione del mondo.
Scrivo così, in maniera un po’ provocatoria a volte, proprio per provocare qualcosa in te che leggi, per farti sentire, percepire quanto sono assurdi i tuoi atteggiamenti se solo volessi provare a farlo. Scrivo così nel caso ti fossi stancato di soffrire e fossi pronto a mettere in discussione te stesso. Scrivere quanto ho scritto, è un paradosso alla luce dei contenuti, ma è quanto volevo dirti con il cuore.
Lascia pure il tuo commento, mi fa piacere sapere cosa ne pensi, grazie!
Lamentarsi a vuoto o meglio dando la colpa a qualcun’altro sembra sempre la soluzione più semplice.Anche quello è un mezzo per difendersi e anche un pò da vittime che non cercano di prendere in mano la propria vita e fare qualcosa di concreto. Il cambiamento richiede presa di responsabilità prima di tutto.Anche stare bene richiede responsabilità! Grazie Michele!
E’ proprio così Ilaria, è la più semplice perché è la più meccanica.
D’accordo su tutto, grazie a te Ilaria per la condivisione!